Imparando a ConviveRex

 

Vivere 5 giorni con i membri della tua compagnia non sembrerebbe poi questa grande sfida, considerando da quanto tempo ormai li conosci e quante ne hai già con passate con loro. D’altronde hai già superato hykes che sembravano interminabili, scalato montagne che sembravano insormontabili, non saranno di certo questi pochi di giorni di convivenza a “metterti alla prova”.

 

 

Ma se questa convivenza, seppur breve, immagini di doverla fare durante l’inverno, nel pieno dell’anno scolastico, tra allenamenti, corsi di inglese, corsi di vela e tanto di discusse e discutibili “alternanze scuola-lavoro” da conciliare, il quadro si complica un po’.

 


 

Obiettivo della sfida (il termine “sfida” in questo caso è più che appropriato): modificare la Carta di Compagnia, oltre che crescere e maturare soprattutto in alcuni aspetti in cui la Compagnia Rex non ancora brilla del tutto. Un test del nostro spirito d’iniziativa e volontà, che andava dal doversi alzare alle 6:30 per prendere un autobus a 10 minuti di camminata da casa (il massimo per chi è abituato ad alzarsi ogni giorno alle 8 meno 10), al dover organizzarsi autonomamente per pranzi e cene, pulizie ordinarie di bagni e camera, con tanto di letto da rifare! E a quel punto sì che la nostalgia di casa si avvertiva forte e chiara…

 

Tra pranzi conviviali, inviti a cena e torte gentilmente concesseci da amorevoli mamme, l’unica cosa che sicuramente non ci è mancata è stata la fame. D’altronde si sa, agli scout si mangia sempre più del normale! Ma se ai campi questo è giustificato, nonché necessario per racimolare le energie indispensabili per affrontare lunghe giornate e ancor più lunghe camminate, non si può certamente dire lo stesso in questo caso, in cui, tralasciando il tratto per raggiungere la fermata del bus, gli spostamenti più faticosi andavano dal divano alla camera da letto!

 


 

Ma differenza in termini di cibo a parte, ci si potrebbe chiedere in cosa tutto ciò sia tanto diverso dal vivere l’esperienza di un campo, dove in fondo si è autonomi in tutto, dal cibo all’itinerario da percorrere, con tanto di levata mattutina! Eppure la differenza si è sentita, e anche tanto.

 

Ai campi si sa, è come se ci si estraniasse per un po’ dalla vita di tutti i giorni, vivendo in un mondo estraneo, che esclude la quotidianità. (S)Comodamente sdraiati nel proprio sacco a pelo, nell’accogliente tenda piantata in chissà quale bosco, la vita “reale” viene momentaneamente allontanata o perlomeno si cerca spesso di conservare questa “dimensione altra” dello scoutismo protetta, incontaminata e lontana dai problemi o dalle preoccupazioni di tutti i giorni.

 

In questa convivenza si sono invece uniti due elementi normalmente ben distinti, se non addirittura distanti. Studiare agli scout, tornare dopo l’allenamento agli scout o anche semplicemente arrivare a scuola provenendo dagli scout, non l’avevamo proprio mai provato. Per questi pochi giorni gli scout e la quotidianità hanno finito per coincidere, la vita “normale” ha contaminato l’atmosfera scout. O meglio, a mio parere, è accaduto esattamente il contrario: l’abituale routine quotidiana è stata invasa dallo scoutismo. Letteralmente invasa, tanto che così tutto ha assunto un significato, un’aria diversa. Tutto è improvvisamente diventato come vivere un’avventura dal prendere l’autobus al collaborare per la riuscita dei piatti per la cena, fino addirittura allo studiare aiutandosi a vicenda, azioni banali nelle quali però si è infiltrato uno spirito diverso che le ha rese diverse, speciali per l’appunto.

 

Tutto questo oltre ad essere inusuale, si è rivelato anche l’occasione per conoscere meglio persone la cui amicizia era già ben radicata negli anni. Vivere infatti quotidianamente con altre persone, ti permette di provare, anche se solo per pochi giorni, a guardare le cose dal loro punto di vista, a scoprire e seguire le loro abitudini nelle quali spesso, si trovano anche i perché di alcuni comportamenti che magari non ci siamo mai fino infondo spiegati. D’altronde uscendo in qualche modo dal contesto prettamente scout, è logico che siano venuti alla luce tratti di personalità o aspetti del carattere di qualcuno, mai notati fino ad allora.

 

Alla fine nonostante si fosse messo in conto un probabile sviluppo non sempre esattamente lineare e sereno dell’esperienza, con possibili incomprensioni che è normale possano nascere tra ben dieci persone che condividono la casa convivendo per la prima volta, gli esiti si sono rivelati più che positivi. 

 

E come hanno commentato molti dei nostri genitori al termine di questa “settimana” alternativa, contrariamente a quanto molti di loro avevano precedentemente espresso nel momento in cui gli avevamo prospettato un’idea del genere, è un’ esperienza che tutti i ragazzi della nostra età dovrebbero fare. Li aiuterebbe sicuramente a responsabilizzarsi, ad avere maggiore capacità di organizzazione e li renderebbe autonomi e magari, chi lo sa, potrebbe anche risultargli utile a breve in una prospettiva universitaria. Tutto ciò a testimonianza del forte impatto che quest’esperienza ha avuto su ognuno di noi e del valore che sicuramente essa ha aldilà dell’ambito scout.

 

 Per quanto riguarda il giudizio espresso dai nostri genitori, pur essendo sicuramente valido e corrispondente a realtà, non lo prenderei totalmente per buono. Abbiamo sufficienti elementi per sospettare che nel momento in cui l’hanno detto, fossero ancora sotto il forte effetto della stupefacente tranquillità che si doveva respirare nelle nostre case in nostra assenza

 

Sara Cozzubbo

 

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